Quando ti ho conosciuto avevo 17 anni. L’età più stupida, l’età
in cui ci si sente grandi ma si sa di non esserlo veramente. L’età in cui pensi che tutto il mondo ce l’abbia con te e si cerca rifugio in chiunque ti
dedichi del tempo e belle parole: solo successivamente, a seconda di come è
andata, si capisce se quella tana era un rifugio sano o inadatto.
Il mio diciassettesimo anno è stato un buco
nero che anche oggi, che sono ultra quarantenne, ricordo con orrore e con tanto,
tanto dolore. Tu per me sei stata la
salvezza. L’ho sempre affermato e sempre lo penserò. Non che avessi grossi
problemi: una famiglia presente, un ragazzino che mi girava intorno, le
compagne di scuola con cui trascorrevo buona parte della mia giornata…insomma, avevo
una vita ordinaria. Solo che di questa normalità te ne accorgi col senno di
poi, quando superi quella fase dell’adolescenza in cui vedi tutto nero.
Ai tempi io praticavo karate nella palestra del mio paese. Ti
ho vista per la prima volta all’inizio del corso nella stessa palestra in cui
mi allenavo io, nel tuo kimono con la tua cintura marrone. Timida e silenziosa
ma forte e sicura, ogni volta che si faceva combattimento mi atterravi quasi
con un soffio nonostante io, nella mia inesperta cintura arancione, fossi
comunque preparata. Le volte che riuscivo io a raggiungere un punto nei tuoi
confronti eri contenta per me e ti complimentavi in modo sincero. È così che per
me sei diventata un punto fermo in quel periodo, una mia amica. Tutte le volte
che ti incontravo in paese ti fermavi per due chiacchiere. In quei pochi mesi
che ci siamo frequentate ho potuto sfogare con te la mia insoddisfazione per la
mia vita, per la scuola che meditavo di lasciare. Tu avevi 23 anni e lavoravi nella
birreria del paese con tuo fratello. Ricordo che mi ascoltavi, mi lasciavi
sfogare, so che mi capivi e recepivo che accoglievi i miei dispiaceri. D'altronde probabilmente ne eri uscita da poco anche tu e sapevi che dopo qualche anno
tutto si sarebbe ridimensionato. Mi sei stata vicino quando a febbraio è morto
mio nonno, io ero davvero triste ma tu mi sei stata accanto, hai accolto le mie
lacrime di nipote spersa… Mi consigliavi, dicevi la tua e mi suggerivi l’atteggiamento
più giusto. E assolutamente mi esortavi a finire la scuola, a non interromperla
così a metà. Mi ricordo che mi raccontavi di te, della tua esperienza e decisamente su questa idea eri ferma: non dovevo ritirarmi da scuola. Dovevo
assolutamente diplomarmi. Anche se trovavo difficile la scuola, anche se il
mondo era uno schifo, anche se le persone ce l’avevano con me, anche se mio
nonno non c’era più…non dovevo assolutamente mollare. Ho questa chiara e dolce immagine di te appoggiata
alla macchina parcheggiata in piazza che mi parlavi come solo una saggia amica
può fare. Poi tutto è finito.
Una sera di maggio sono arrivata in palestra e negli
spogliatoi mentre ci si cambiava e si chiacchierava del più e del meno, una signora
ha buttato lì la notizia che una ragazza, poco più che ventenne, nella notte aveva
avuto un incidente mortale sulla strada di campagna che usciva dal paese per
schivare un animale selvatico. E nel comunicare la notizia aveva aggiunto che
era una ragazza del nostro gruppo di karate. Una volta appurato che la vittima
eri proprio tu, sono entrata in palestra incredula, come in una bolla. Ancora
adesso che penso a quel momento mi viene la pelle d’oca e mi manca il fiato. Ero
rimasta sbigottita, non riuscivo a smettere di piangere. Il Sensei dapprima mi
aveva sgridata, perché durante la lezione avrei dovuto avere un atteggiamento
dignitoso: invece spesso mi fermavo, mi asciugavo lacrime e naso e poi
ripartivo. Ma eravamo affezionati a te ed è stato un duro colpo per tutto il
gruppo e dopo nemmeno mezz’ora il maestro, anche lui sconvolto per la notizia, ha
interrotto la lezione, ci ha raccolti in un pensiero per te e la tua famiglia e
ci ha rispediti a casa.
Non so dirti come ho vissuto la mia vita nei giorni
successivi. Era la prima volta che perdevo una persona a me cara ma che non
fosse un parente. Non sapevo se essere arrabbiata con te perché ci avevi
lasciati così presto o perché mi avevi illuso che davvero la vita potesse
essere bella. La vita faceva schifo perché appena avevi qualcosa di bello tra
le mani, te lo toglieva. E quel qualcosa, egoisticamente parlando per me, eri
tu. La tua bellezza, la tua amicizia, la tua simpatia, la tua umiltà e la tua
semplicità te li sei portati via con la tua preziosissima vita: tutto ciò è
stato tolto prematuramente alla tua famiglia, ai tuoi amici, alle persone che
ti amavano...e anche a me. Avevo deciso di non essere presente al tuo funerale:
nonostante i compagni della palestra me l’avevano chiesto e consigliato e
avevano anche criticato la mia scelta, avevo deciso di ricordarti come ti avevo
vista qualche giorno prima e non chiusa in una cassa. Non ero pronta. Anche se
non ci si conosceva da una vita e nemmeno in modo così approfondito, per me eri
davvero un punto fermo e speravo davvero di essere importante per te così come
lo eri stata tu. Il dolore mi ha sopraffatta ma ho promesso a me stessa e a te
che prima o poi la cintura nera che non sei riuscita più a prendere, l’avrei
presa io per te. Ed un’altra cosa: non ti avrei mai più dimenticata. Non avrei
mai potuto dimenticare quella ragazza che mi aveva spronata a diventare grande.
Insieme alla mia famiglia solo tu sei stata in grado di farmi capire che gli
studi e la cultura sono due discorsi separati tra loro ma ugualmente importanti.
La cultura puoi fartela anche fuori dai banchi di scuola ma il diploma è
importante per avere una base, un futuro. Col cuore pieno di dolore quell'anno ho
poi smesso di praticare karate e mi sono trascinata verso la fine della scuola
perdendo l’anno scolastico, passando l’anno a letto per problemi di salute, finalmente
sono diventata maggiorenne e sono uscita dal suddetto buco nero. Gli anni sono
passati, mi sono diplomata e poi successivamente ho ricevuto un attestato di
cuoca. La mia vita, giustamente, ha preso una forma diversa dall'allora diciassettenne. Ho conosciuto il mio principe azzurro, sono diventata mamma, ho cambiato paese,
ho fatto varie esperienze e tanti lavori e con mio marito ho sempre vissuto
umilmente guadagnando la pagnotta per noi e per i nostri figli. Le prime due
ragazze grandi sono in piena adolescenza e in piena crisi: convinte che la loro
vita faccia schifo, mi rivedo molto nelle loro lagnanze. Quando hanno crisi
scolastiche ripeto ciò che tu ripetevi a me: non è il pezzo di carta che ti accultura
ma di sicuro ti aiuta nella vita e devi farlo per te stessa, per nessun altro.
Personalmente non sono più riuscita a iscrivermi a karate ma
negli anni ho iscritto tre dei miei figli. La primogenita ha smesso dopo un
anno di prova. Il minore della banda ha appena iniziato e vedremo se
proseguirà. La secondogenita, invece, si è appassionata alla disciplina e dopo
anni di impegno e dedizione a dicembre scorso, con mio grande orgoglio e
gratitudine, è diventata cintura nera. Quel giorno, tra gioia e malinconia, ho
pianto tanto e il magone che avevo tenuto per tanti anni dentro di me un po' si
è sciolto. La promessa che ti avevo fatto in parte mi sembrava di averla
mantenuta e sicuramente solo quando personalmente otterrò la cintura nera la
considererò del tutto rispettata.
Ma per il momento spero apprezzerai questa cintura (da parte mia) tutta per te.
Non ti devo solo una cintura nera, ti devo molto di più: mi
sono realizzata in una vita che non so come sarebbe stata se non avessi avuto
una tua spinta. Sovente le persone sono portate a pensare che se non fai una
qualche scoperta fondamentale durante la tua esistenza o se non ti arricchisci o se non arrivi
a prendere una o più lauree, non hai fatto nulla di importante nella vita. Anche
io fino ad una decina di anni fa ero di questa idea. Il giorno che ho compiuto
30 anni mi sembrava di non aver realizzato nulla di buono nella vita: avevo un
marito, 2 figli, un lavoro onesto e i problemi generali di tutti. Qualche anno
fa ne ho compiuti 40 la mia idea è considerevolmente cambiata: stesso marito,
il doppio dei figli, un diverso ma sempre onesto lavoro e i soliti problemi
bene o male di tutti. Ho capito che ciò che ho fatto finora nella mia vita è
stato appagante. Non sono un genio ma per la carriera scolastica che ho avuto
mi considero intraprendente. Sono circondata dalla famiglia, da persone che amo
e che mi vogliono bene e non ho grosse difficoltà a trovare lavoro nonostante l’età.
Sono serena nonostante non abbia chissà cosa e sicuramente aspiro sempre ad
avere di più e meglio ma credo questi siano obiettivi che mi impongo per poter
sempre andare avanti con grinta. Ecco quello che mi hai trasmesso in pochi
mesi: la semplicità. Nonostante non si abbia tutto ciò che si vuole si deve
avere la forza giusta per ottenere sempre quel poco di più restando umili e
sentendosi felici. Non saprei dire se tu fossi felice, perché non ci è capitato
di parlarne, ma certamente eri tranquilla e davi l’impressione di avere la testa
sulle spalle.
Dopo la tua scomparsa mi recavo spesso sulla piccola lapide dove
hai avuto l’incidente e lasciavo dei biglietti con i miei pensieri sperando che
tu scendessi a prenderli oppure stavo semplicemente lì, immaginando di
continuare parlare con te. Ho rallentato le visite quando sono andata a vivere altrove
ma tutte e volte che mi capita di passare su quella strada non perdo mai l’occasione
di rallentare e salutarti. Cara Loredana, ci siamo frequentate per pochi mesi
ma mi hai lasciato una scia di benessere che mi accompagna da 25 anni... Un
poeta attuale, Antonio Curnetta, scrive:
“Con ogni persona che incontri stabilisci un contatto
diverso. Ci sono persone che non ti toccano minimamente; altre ti sfiorano
appena; altre, invece, ti toccano davvero; altre hanno addirittura la capacità
di scuoterti. E poi ci sono quelle più importanti, quelle che difficilmente
potrai dimenticare, quelle che ti attraversano.”
Le sue parole rispecchiano l’importanza che tu hai avuto
nella mia comune, ma allo stesso tempo complessa, parte di adolescenza.
D'altronde, conoscere l'angelo custode prima che se ne vada è un’emozione che non
si può dimenticare facilmente….



